L’educazione all’affettività è un sapere multidisciplinare e interdisciplinare che comprende: la pedagogia, la sociologia, l’educazione sessuale, la psicologia, l’educazione civica e l’educazione al web e ai dispositivi digitali. Prevede differenti modalità d’intervento in base alle fasce d’età (dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di secondo grado) e coinvolge l’intero corpo insegnante e le famiglie.
LA SITUAZIONE IN EUROPA
In Europa non c’è un quadro normativo omogeneo sull’educazione all’affettività nelle scuole. Dagli Anni Cinquanta ad oggi, infatti, ogni Paese ha provveduto all’introduzione di corsi di educazione sessuale nel proprio ordinamento scolastico con diverse modalità, in maniera obbligatoria o opzionale. Tuttavia, nell’Unione europea, l’Italia è tra i pochi Paesi a non avere una forma di educazione sessuale a scuola. Con l’Italia soltanto Ungheria, Bulgaria, Cipro, Romania, Lituania e Polonia: gli stessi Paesi che criticano l’adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul che si pone l’obiettivo della prevenzione e del contrasto alla violenza contro le donne e della violenza domestica.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
L’Italia non ha mai istituito l’ora di educazione sessuale nelle scuole ma ha approvato in Parlamento – nel 2013 – la Convenzione di Istanbul e dovrà adoperarsi per rispettarla anche su questa parte relativa alla prevenzione in ambito scolastico.
La Convenzione, al III capitolo, si esprime nel merito delle politiche di prevenzione da adottare. L’articolo 12, paragrafo 1, obbliga le parti ad adottare “Le misure necessarie per promuovere i cambiamenti di comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e pratiche basati sull’idea dell’inferiorità della donna”. L’articolo 14, paragrafi 1 e 2, si occupa di definire sul piano dell’istruzione le attività dei Governi rispetto agli atti di violenza che rientrano nel campo della Convenzione: “Le Parti intraprendono, se del caso, le azioni necessarie per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale, appropriati al livello cognitivo degli allievi”.
LA NECESSITA’ DI FORMALIZZARE UN SAPERE
La Fondazione vuole agevolare questo percorso teorizzando un processo propedeutico di strutturazione di questo sapere da un punto di vista accademico e scientifico. Infatti, in mancanza di una legge e di una formazione univoca in questo ambito, vi è stata una progettualità nelle scuole che ha visto alternarsi realtà associative diverse fra loro, organizzazioni di genere, centri antiviolenza, medici, psicologi, realtà confessionali ciascuno con un suo punto di vista. Il timore è quello di una ideologizzazione di questi temi e di incompetenza rispetto ad una sfera così delicata come la sessualità e l’emotività del corpo studentesco.
L’educazione all’affettività va affidata a personale qualificato che possa accompagnare anche i genitori in questo percorso così delicato e complesso. È evidente, infatti, che l’educazione affettiva nelle scuole da sola non può risolvere tutti i mali: le famiglie e il contesto sociale devono fare la propria parte. I mutamenti culturali sono lenti e si vedono dopo decenni, ma fortunatamente la fotografia italiana oggi ci mette di fronte a cambiamenti già avvenuti, di cui non solo bisogna tenere conto, ma che è necessario sostenere per farne patrimonio comune. I diritti civili e le famiglie arcobaleno fanno parte di questo patrimonio. In questo senso occorre prendere esempio dai Paesi che hanno già introdotto l’educazione all’affettività: hanno infatti trovato benefici importanti sugli indici relativi al gender gap e allo squilibrio di genere in ambito lavorativo delle donne, ma hanno anche compiuto significativi passi in avanti nel riconoscimento dell’identità e dell’orientamento sessuale, nell’accoglienza e l’integrazione nei confronti della popolazione straniera, nella solidarietà nei confronti dei disabili.
LA RICERCA
Stiamo svolgendo un lavoro di ricerca accademica, condotta dal Centro di Ricerca Dipartimentale ADV – Against Domestic Violence, afferente al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano – Bicocca.
Il gruppo di ricerca
La ricerca è diretta da Marina Calloni e svolta con la collaborazione di docenti, ricercatrici, assegniste e dottorande, afferenti ad ADV. In particolare, collaboreranno alla ricerca: Prof. Sveva Magaraggia, Prof. Elisabetta Ruspini, Dr. Giorgia Serughetti, Dr. Daniela Belliti, Dr. Fulvia Giachetti, Dott. Anna Maria Gadda.
La ricerca si avvale inoltre del contributo di colleghe/i afferenti al Dipartimento di Psicologia, al Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” e al Dipartimento di Medicina e Chirurgia, da concordare, per quanto concerne la trattazione di questioni psicologiche, pedagogiche e mediche.
Obiettivo della ricerca
Il presente studio teorico ed empirico è finalizzato alla valutazione dei bisogni (politici, formativi, culturali, legislativi) relativi all’introduzione dell’Educazione all’affettività nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Obiettivo finale
Proporre: