Cantiere Formazione

Per limiti di risorse cominciare a lavorare insieme a una analisi più precisa dei nostri bisogni e definire meglio interlocuzione

  • Analisi approfondita dei nostri bisogni
  • Condividere in ogni cantiere le modalità organizzative che ci sono più utili (non solo riunioni da remoto, ma anche in presenza, e anche scambi via email)
  • Se riusciamo a incontrarci, farlo anche nei diversi territori senza confluire sempre su Roma, anche se magari con meno agio per le distanze

Introduzione – Lella Palladino

Cosa è importante nella formazione?

  • Formazione alle operatrici, riflettendo sulle nuove competenze relative a nuove emergenze, e anche all’omogeneizzazione delle competenze, perché tra tutti i centri che abbiamo incontrato ci sono differenze relative al percorso, alla storia politica. Ma nella scelta di essere aperte a soglie diverse, come Fondazione riteniamo necessaria una omogeneità di competenze, soprattutto per quello che irguarda la dimensione politica del lavoro antiviolenza nei centri che non sono servizi pubblici.
  • Si tratta di momenti di confronto che fanno crescere tutte.
  • Competenze delle operatrici dei centri antiviolenza: non solo ascolto e accoglienza, ma anche promozione culturale, formazione ad altri operatori (sanitari, sociali, giustizia) e come questa formazione si integra con altri argomenti che affronteremo nei Cantieri, come quello della Comunicazione o dell’Advocacy.
  • Più affiniamo le nostre competenze “politiche” come operatrici, più diventiamo efficaci per l’advocacy
  • Più ci formiamo sulle violenze digitali, più possiamo diventare efficaci nella prevenzione di queste forme di violenza nei territori.

Come ci vogliamo organizzare rispetto a tutte queste scelte?

Oltre alla formazione per le operatrici, abbiamo colto nelle sollecitazioni che ci sono arrivate, c’è la formazione degli “enti gestori” – qualsiasi sia la formula giuridica – che riguarda la capacità di progettare, intercettare risorse e fare raccolta fondi.

Obiettivo di questa riunione:

  • Definire i contenuti della formazione su cui concentrarci a partire da questa traccia
  • Darci delle indicazioni operative in vista del secondo incontro del Cantiere …

Marilena Del Vecchio – Ipazia (Siracusa)

Modalità organizzativa dei lavori, per condividere articoli e idee: un cloud accessibile a tutte per condividere i documenti, divisi per cartelle relative ai diversi argomenti, evitando così la confusione delle email che si incrociano…

Tema che sta a cuore a Marilena Del Vecchio: lavoro in particolare su sentenze, come le donne stanno nei tribunali

UNC ha la possibilità di creare un ente di formazione unitario, diventando un soggetto che certifica la formazione per tutte le organizzazioni, che oggi è fatta da siti prêt-à-porter.

Dalila ?? – Assolei

Condivide la proposta organizzativa.

Come Assolei stanno facendo proprio in questo periodo un corso di formazione un po’ articolato, attualmente con uno sportello nel Policlinico Gemelli.

Questioni che vorremmo condividere:

  • Come riuscire a creare tra di noi un trait d’union per cui la formazione che fa una delle organizzazioni possa entrare in scambio con quello che fanno le altre associazioni coinvolte in UNC
  • Sollevare elementi di criticità: dovremmo pretendere che per chi appartiene a un gruppo di condivisione come UNC ci sia la possibilità di farci valere nelle istituzioni : questo gruppo organizzazioni si riconosce in una linea politica che è anche di UNC e dobbiamo fare in modo che questo riconoscimento ci arrivi anche dalle istituzioni – per es. attraverso il riconoscimento regionale della formazione che facciamo, con un “titolo” che abbia sia il valore del riconoscimento regionale che quello del riconoscimento di UNC.

Invierà i documenti sulla formazione di Assolei che ha le caratteristiche politiche indicate di appartenenza al femminismo (nella pratica politica realizzata negli anni).

Chiara Sanseverino – Centro Donna Lilith

Le idee per la formazione ci vengono dalle donne che accogliamo.

Mettere a disposizione i nomi delle persone (esperte) che si possono chiamare per fare formazione.

  • Formazione sulla violenza ostetrica.
  • La riforma Cartabia – di cui le avvocate ci dicono che è ancora non chiaro
  • Accoglienza di persone non binarie : anche se accogliamo donne trans, relazionarsi con donne trans e aiutarle concretamente quando sono in un percorso di transizione, noi siamo completamente a digiuno

Sabrina Frasca – Differenza Donna

Quattro assi nominati all’inizio sono per noi – a parte quello dell’omogeneizzazione delle competenze – ovvero

  • Nuove forme di violenza
  • Competenze delle associazioni nel loro complesso
  • Accoglie

La formazione che facciamo internamente è sempre orientata ad accrescere la nostra capacità di intervento sulle politiche, per questo ci piacerebbe lavorare con gli altri centri sulla sistematizzazione del ruolo / dei ruoli delle operatrici e attiviste nei centri antiviolenza (job description), perché senza questa sistematizzazione non si capisce chi è e cosa fa l’operatrice dei centri antiviolenza (femministi) e in cosa differisce dalle operatrici di altri servizi antiviolenza.

La dimensione politica di questo ruolo andrebbe definita, così anche da stringere il campo di intervento in maniera che non sia una cooperativa qualsiasi a fare il lavoro antiviolenza.

Questo potrebbe essere inteso come lavoro di autoformazione.

Sulle competenze digitali: questo tipo di formazioni possono essere fornite anche da soggetti esterni ai centri antiviolenza? Per es. per il management, il fundraising, la gestione dei social ecc. si può fare scegliendo dei soggetti esterni che formino noi centri antiviolenza?

Perché questo per noi anche sarebbe molto importante.

Altra cosa: gestionale ad uso dei centri antiviolenza ma uniforme per tutti i centri antiviolenza, che sia in grado di registrare a livello digitale e in tempo reale (monitoraggio nel tempo) i percorsi delle donne. Il tema del monitoraggio dei percorsi, e lo sviluppo di questo gestionale richiede un sacco di soldi e competenze di programmazione, e poi di formazione di chi lo userà. Elaborare uno strumento del genere.

Violenza ostetrica e accoglienza di persone non binarie sono altri temi che ci sembrano importanti.

Poi ci sono cose su cui noi ci possiamo candidare a fare formazione, per es. su questioni come advocacy e altro, e dunque possiamo condividere la nostra esperienza con altre associazioni,

Giovanna Zitiello – Casa delle donne di Pisa

Cosa intendiamo per formazione?

È vero che ci sono gli intrecci con gli altri Cantieri, ma è vero anche che vanno definite alcune priorità.

  1. Formazione delle operatrici?

Questo tema da solo necessita di un confronto sia sulle esperienze della formazione, che sulle diversità che ci sono a livello regionale: per es. la Regione Toscana impone un corso di formazione di 120 euro, 60 teoriche e 60 di affiancamento, norma recepita nell’Intesa stato-regioni, con una serie di temi che devono fare parte della formazione che sono stati anche indicati dai centri antiviolenza della Toscana.

Quindi fare un confronto su cosa già avviene nelle varie Regioni è necessario come passo preliminare.

L’omogeneizzazione delle competenze è comunque un tema legato all’organizzazione dei centri.

La violenza digitale è certo un tema emerso più volte. Ma prima di definire cose nuove, credo sia utile fare una mappatura di cosa c’è già, quali sono le richieste e gli obblighi delle varie normative regionali (se ci sono nelle altre regioni oppure no…), per trovare una proposta che risponda anche a queste necessità.

Importante anche fare un confronto dei programmi delle formazioni che già i centri antiviolenza fanno. Per es. a Pisa negli anni hanno strutturato un corso di formazione in più moduli – modulo generale + moduli specifici – ma sicuramente ci sono altre strutture che possono essere analizzate insieme.

Annamaria Zucca – EMMA (Torino)

La prima cosa che mi ero appuntata era la necessità della sistematizzazione delle competenze come occasione di autoformazione, partendo dal fatto che ci sono esperienze e competenze diverse e se vogliamo che diventino un “unicum” rispetto alla Fondazione UNC, occorre definire il comune denominatore di ciò che intendiamo come formazione delle operatrici e come metodologie di lavoro.

Quando confrontiamo le metodologie e prassi di lavoro e ne facciamo emergere una condivisa, questo permette di far emergere le differenze e colmare gli eventuali gap per arrivare a una metodologia omogenea nei singoli territori.

Quindi scegliere e individuare quelle che qualcuno ha già ipotizzato, cioè un gruppo di formatrici che diventano il gruppo di formatrici di UNC, che potrà fare formazione all’esterno, oltre che al nostro interno, e alle new entry.

Questo permetterà di avere una base comune di visioni, prassi comuni, lavoro simile nei territori, gruppo di esperte formatrici su cui basarsi.

Tema già accennato da Giovanna, ovvero quello della fugura dell’operatrice, che in Piemonte è stato già fatto con un valore molto limitato ovvero 60 ore sole di formazione, io personalmente ho sempre contrastato questa linea, ovvero che fosse la Regione a “formare” le operatrici, fornendo attestati di riconoscimento su questa figura.

Invece, come uNC credo che una volta trovato un comune denominatore e condiviso quali sono le competenze delle operatrici, allora facciamola noi la definizione di queste competenze. A TORINO avevamo già pensato a una sorta di Master per la figura delle operatrici, che siamo disponibili a mettere in condivisione, per arrivare in futuro a un albo o Ordine delle operatrici.

Antonella Petricone – BeFree

Mi occupo molto della formazione e sono la organizzatrice della scuola estiva a cui invito già tutte voi, considerando che è occasione di autoformazione e condivisione delle pratiche politiche.

Ho compagne che lavorano a Torino e so che c’è questo fermento intorno al riconoscimento delle operatrici antiviolenza, che invece a Roma si fa più fatica a costruire percorsi legittimanti. Quindi ben venga unire le forze, nel riconoscimento delle pratiche che possa darci forza reciproca.

Grazie per creare questo canale di comunicazione che consente a questa forza diffusa di assumere una soggettività politica collettiva.

D’accordo sulle proposte fatte finora.

Ulteriore tassello: formazione nelle scuole. Immagino che molte lavorino su questo, faccio parte anche di una associazione di docenti che si chiama Indici paritari proprio per veicolare contenuti nuovi in vista delle linee guida che saranno fatte in un futuro non molto lontano, in modo da assicurare che siano le operatrici antiviolenza che portino questi contenuti nelle scuole.

Noi siamo disponibili a mettere in comune le nostre pratiche.

Annamaria Zucca (sulla formazione nelle scuole)

Con l’esperienza del progetto Orfani di femminicidio che ha la formazione alla comunità educante, abbiamo lavorato sul mettere le basi per una formazione comune nelle tre regioni del progetto a partire delle esperienze reciproca. In queste giornate di incontro abbiamo individuato buone prassi, linee guide per il lavoro nelle scuole, a cui tutte le operatrici delle associazioni delle tre regioni, consentendo di utilizzare strumenti comuni che ognuna adatta a seconda della platea con cui si confronta e della scuola in cui fa formazione.

Ci sono

  • Modalità asincrona per dare le basi delle nozioni che ci interessano
  • Parti in presenza (sincrona anche in remota), in forma laboratoriale, con vari strumenti.

Questo tipo di formazione ha ricevuto il plauso del MIUR che ci ha detto che poteva entrare in Sofia – che è la piattaforma del ministero accredita a cui accedono obbligatoriamente gli / le insegnanti.

EMMA si è fermata perché non può offrire questa formazione, ma si offre di condividere il percorso fatto e farlo diventare patrimonio comune di questo gruppo.

Anna Paola ?? – Centro antiviolenza ??? di Bari

NON SI SENTE

Laura ?? – Centro antiviolenza La Libellula di Sulmona e centro ??? di Casteldisandro

Noi siamo in Abruzzo e vorrei evidenziare le criticità che rileviamo nel nostro territorio. Qui non c’è un percorso formativo indicativo da parte della regione, quindi sarebbe molto interessante confrontarci per fare in modo che la Regione Abruzzo possa assorbire i criteri e le proposta e inserirlo in un albo.

Al momento la Regione dice che si rifà alla Intesa ma non dice quale debba essere la formazione.

Siamo sollecitate per fare formazione a scuola, ma quando ci andiamo è sempre in maniera estemporanea, gli interventi non sono sistematizzativi, avvengono una tantum. Vorremmo riuscire a proporre qualcosa di più strutturato – rivolto ai docenti – e poi formarci sugli strumenti da utilizzare con i/le ragazzi/e.

Atro tema è quello della formazione della rete, ovvero di tutti gli operatori e istituzioni che vanno a fronteggiare la violenza domestica. Noi abbiamo ativato la prima casa rifugio in Regione Abruzzo, abbiamo fatto diverse formazioni agli operatori della rete, ma le persone all;interno dei servizi cambiano e quello che si è fato si va un po’ a perdere.

Mentre invece ci piacerebbe arrivare a proporre una sistematizzazione della formazione.

In Abruzzo c’è un gran pasticcio: si richiede alle organizzazioni di avere una esperienza, ma non si declinano quali sono le competenze che devono avere le organizzazioni e le operatrici. Ognuna di noi si è formata come ha ritenuto, il panorama è molto disomogeno.

Loretta Michelini – Mondo Donna

Mondo donna è una associazione che gestisce centri antiviolenza nella città metropolitana, con 13 sportelli, e un centro a Cattolica e 7 sportelli distrettuali.

Da 10 anni siamo centro antiviolenza, dopo aver lavorato per decenni sull’accoglienza (di chi ?? dei migranti??)

Noi oggi stiamo facendo una battaglia per contestare l’invito a denunciare non accompagnato dall’invito a rivolgersi ai centri antiviolenza.

Per la formazione delle operatrici, concordo che ci sia necessità di una ‘alta formazione’, master. Partirà la nostra formazione di questo tipo a maggio e possiamo mettere a disposizione i programmi.

Lavorare per il riconoscimento della figura dell’operatrice dei centri antiviolenza ci sembra fondamentale: crediamo che occorrano dei requisiti precisi per poter svolgere corsi di formazione per le operatrici, e anche un profilo per chi vuole candidarsi.

Regione Emilia Romagna: anche qui sono richieste le 120 ore (60 teoria + 60 pratica),  noi stiamo cercando di alzare il livello.

Autoformazione della rete: a Bologna c’è tavolo inter-istituzionale con magistratura, polizia, asl, centri antiviolenza, e tutti questi soggetti sono chiamati nelle scuole o a formare i servizi sociali territoriali. Ognuno fa formazione a partire dalla propria competenza ma con poche conoscenze rispetto alle competenze degli altri soggetti, in particolare dei centri antiviolenza.

Per questo stiamo chiedendo una autoformazione come prerequisito per essere parte della rete, che sia fatta proprio dei centri antiviolenza.

Riconoscimento figura operatrice: importante.

Fondazione: può aiutare a conoscerci meglio, capire qual è l’approccio e scambiarci le buone prassi. Noi presentiamo adesso questo percorso lungo – da maggio a novembre – che siamo molto disponibili a condividere con voi e capire quali spunti possiamo cogliere.

Allo stesso modo mettiamo a disposizione competenze delle nostre formatrici e siamo felici di accogliere nei nostri percorsi formatrici che provengono da altri centri antiviolenza.

Altri focus su cui stiamo lavorando come formazione

  • violenza nei confronti delle donne con disabilità: abbiamo fatto percorso condiviso con AIAS, che si occupa di disabilità, stiamo lavorando sulla formula della doppia operatrice
  • Violenza nei confronti delle donne senza dimora, con associazione ????  e con cooperativa di Bologna e società di servizi che gestisce i servizi sociali territoriali.

L’idea di uno strumento operativo per scambiarci i programmi mi sembra ottima idea.

Marilena Del Vecchio / Lella

Condivisione del link dell’Intesa Stato-Regioni per ricordare che le 120 euro sono obbligatorie

https://www.statoregioni.it/it/conferenza-unificata/sedute-2022/seduta-del-14092022/atti/repertorio-atto-n-146cu/

In questo atto è disposto tutto quanto è stato deciso come garanzia minima per i centri antiviolenza.

Disponibile a fare report sulle leggi regionali varie, ma il “bechmark” è questo.

Lella Palladino

Io so che c’è una grandissima ricchezza di percorsi di formazione: in particolare la Puglia ha messo a disposizione finanziamenti importanti che stanno facendo emergere esperienze interessanti.

Angela Lacitignola

Siamo in tante e poterci confrontare in maniera più approfondita ci sembra fondamentale, magari dividendoci in gruppi per vedere se ci sono delle connessioni.

Rispetto alla formazione sulla Riforma Cartabia, forse dobbiamo cominciare prima a raccogliere un po’ di dati sugli effetti di questa riforma sulla vita delle donne. Noi abbiamo avviato una ricerca con tutti i centri antiviolenza e le case rifugio, tempo 6 mesi.

Abbiamo individuato uno schema di rilevazione, che possiamo condividere.

In Puglia le Prefetture si sono di nuovo svegliate e hanno provato a promuovere reti a livello provinciale, e questo implica la formazione delle reti, ma a seconda del target ci sono difficoltà specifiche (polizia, forze dell’ordine, socio sanitaria, pronto soccorso, prevenzione nei percorsi nascita…).

Ogni segmento (target group) avrebbe bisogno di un approfondimento per individuare come sono state portate avanti le formazioni e come superare le resistenze che incontriamo – per es. in Puglia con le forze dell’ordine …

Daniela Eronia – Filo di Arianna (Foggia)

Gestiamo 17 sportelli su un territorio ampio.

Riscontriamo anche noi difficoltà nel proporre formazione alle forze dell’ordine.

Riusciamo a farla in questo periodo con il personale sanitario.

Per il lavoro a scuola abbiamo una nostra metodologia che possiamo condividere.

In Puglia c’è una differenza tra i percorsi che sono stati proposti nelle diverse province.

Le operatrici stanno partecipando a queste formazioni, anche a quelle rivolte ai bisogni della comunità LGBTQIA+.

Noi lavoriamo molto con BeFree.

Gestionale: noi siamo riuscite a fare questo gestionale, lo presenteremo il 10 maggio, è stato un lavoro lungo, che parte dal momento del primo incontro con la donna fino alla fine del percorso. Lo abbiamo fatto per noi, perché non ne potevamo più di carte e movimenti via email che avevamo sempre il rischio di violazioni della privacy.

Siamo aperte a forme di collaborazioni e siamo disponibili a portare le nostre capacità.

Siamo strutturate su due livelli:

  • Uno più manageriale, che non ha una interlocuzione diretta con le donne, dove agiscono operatrici formate secondo indicazioni dell’intesa stato -regioni
  • Uno relativo all’accoglienza.

Tutto quello che produce la prima area ha ricadute di efficacia sull’operatività nel nostro territorio così vasto, dematerializzando molti processi e assicurando un presidio territoriale, e fornendo la tracciabilità di tutto il lavoro svolto dalle operatrici.

Lella – Raccordo

Quando parliamo di formazione

  • Della rete
  • Dei ragazzi a scuola
  • Degli insegnanti

Parliamo di prevenzione, un campo in cui la Fondazione sta avviando tutta una serie di progetti che saranno oggetto del Cantiere Prevenzione.

Mi sembra di cogliere che il bisogno di confronto si coniuga con quello di una messa a sistema della formazione delle operatrici, definendone il profilo, le competenze, le nuove aree di intervento. Si tratta dunque di lavorare su strategie per sistematizzare una storia – di competenze, esperienze, specializzazione che ha la capacità di riattualizzarsi – in modo da non sfilacciarci, non perdere la specificità e non essere messe molto da parte da ambienti che non sono specializzati, quali le università, gli enti di formazione ecc.

Perché si tratta di enti che non hanno le nostre competenze ed esperienze, ma soprattutto non hanno il nostro obiettivo politico trasformativo, perché i centri antiviolenza non solo lavorano per sostenere le donne che vogliono uscire dalla violenza, ma anche per cambiare la cultura da cui si origina la violenza.

È questa dimensione politica che dobbiamo tenere presente sempre, nel sistematizzare i contenuti specialistici dell’accoglienza.

Sono emerse molte cose: a partire dai bisogni che ci portano le donne e dal senso di inadeguatezza che di volta in volta sentiamo, nascono poi i bisogni formativi specifici che ci permettono di evitare errori che magari facciamo per il desiderio di non lasciare nessuna indietro…

Questo riguarda  per es..

  • Donne con particolari vulnerabilità
  • Donne con disabilità
  • Donne con percorsi migratori
  • Donne vittime di tratta
  • Violenza ostetrica
  • Violenza digitale

Rispetto ai percorsi delle donne migranti, la costanza è sempre il senso di inadeguatezza.

Teresa Bruno – Artemisia

Diversi livelli su cui fare riflessioni:

  1. Quello – legato alla formazione della rete e delle agenzie del territorio – della formazione delle operatrici rispetto ai nuovi bisogni, ma anche per contrastare con cognizione di causa tutto una serie di maldestri che vengono fatti nei percorsi delle donne. Come acquisire competenze in grado di contrastare certe esperienze vittimizzanti delle donne – per es. nella giustizia civile.

Questo perché la formazione ai diversi operatori più avere senso se agiamo contrastando certe tendenze assurde nel trattare le donne e i bambini in uscita dalla violenza; quali sono gli aspetti critici che ci impediscono di accogliere e accompagnare nel modo giusto a livello dei servizi territoriali e istituzionali le donne, e come possiamo contrastare queste scelte con pezze d’appoggio efficaci.

Anche perché se non siamo in grado fare questo contrasto in maniera efficace, la nostra formazione non arriva a incidere su certe abitudini, certi paradigmi e stereotipi dei diversi professionisti.

  1. Aspetto organizzativo delle nostre associazioni; quanto sia importante, oltre a quello che facciamo nell’accoglienza delle donne e dei bambini, avere una stuttura a livello informatico gestionale e di aree trasversali di supporto all’organizzazione – progettazione, comunicazione, fundraising – e come renderli efficaci.

Questo pezzo di formazione mi sembra importante: la nostra formazione e conoscenza dipende anche da come analizziamo i nostri dati e come li comunichiamo all’esterno. Per cui la complessificazione dell’analisi dei dati ci sembra un altro elemento importante. \

Lella Palladino

Questo del monitoraggio mi sembra un tema; i dati ci sembrano piuttosto un peso e non una ricchezza, siamo sollecitati da tanti enti, e invece a maggior ragione un livello di organizzazione super partes possa essere utile per andare un po di più nell’analisi qualitativa – non solo quantitativa – dei nostri dati.

Questo tema non era tra i contenuti proposti inizialmente, ma credo che sia un elemento molto utile da tenere dentro.

Celeste Cosentino (due interventi)

Tutto il tema della sistematizzazione del ruolo delle operatrici, che Sabrina per prima ha posto nella discussione, si inserisce perfettamente nel lavoro che vogliamo fare sull’Educazone all’affettività, un campo che ha conosciuto negli anni una buona partecipazione e riconoscimento, ma che ha anche mostrato come ancora non ci sia una sapere condiviso, o la competenza per es. per declinare bene la Convenzione di Istanbul.

Su questo ci sarà un Cantiere specifico.

Elemento che mi ha spiazzato invece è quello dell’essere “agenti di cambiamento” = ovvero come noi, inteso non solo come operatrici dei centri antiviolenza – speravo che potessimo riprendere un punto emerso nell’assemblea alla Casa, ovvero del rafforzamento di alcune competenze relative al web per riuscire ad andare incontro alla violenza che si consuma nel web (revenge porn ecc.).

Questo, riferito specificamente alla violenza digitale che coinvolge le giovani generazioni, mi sembra fosse un bisogno emerso alla Casa: è educazione all’affettività da una parte, ma è anche comunicazione, ed è anche formazione delle operatrici.

La Fondazione è disponibile a individuare figure professionali e percorsi formativi che vogliamo mettere a disposizione dei centri antiviolenza.

Si tratta di guardare al mondo del web in cui gli/le adolescenti vivono, al ruolo degli/lle influencer, alla letteratura che è già stata prodotta, contribuendo ad organizzare una formazione che coinvolga esperte/i che stanno lavorando sulle forme di violenza che passano attraverso il web (ma anche altre forme di sofferenza).

La domanda è: come possiamo a portare il centro antiviolenza nella rete, per offrire un supporto a chi certo non si rivolge a una struttura fisica, a un centro antiviolenza tradizionale, ma cerca nello stesso web – eventualmente – aiuto.

Una esigenza che incontra il fabbisogno pratico di Marilena Del Vecchio che sta mettendo a fuoco una sensibilizzazione rivolta ad adolescenti di terza media, di cui si è resa conto che i loro riferimenti culturali sono solo sul web, e per la quale avere un personaggio che possa richiamare la loro attenzione è fondamentale.

A Napoli abbiamo fatto una formazione in una scuola media, usando i testi di Geolier, che non noi boomer non avremmo mai conosciuto se non fosse stato per la sua partecipazione a Sanremo.

Se è la cultura che ancora oggi mette a rischio il corpo delle donne, comprendere la cultura di cui si stanno nutrendo le nuove generazioni è fondamentale, non basta iscriversi a Tik Tok per osservare quello che vi si muove… Quindi la fondazione – con il Cantiere della Prevenzione e quello della Comunicazione – e con il lavoro sull’educazione all’affettività, vuole mettere a fuoco percorsi che possano offrire a questa comunità una formazione che va intesa in maniera continuativa e dinamica, ovvero piste di lavoro.

Lella Palladino

Credo che questa richiesta fosse in parte scontata. Mentre negli interventi ho letto, ripensando all’intervento di Giovanna, la necessità di una messa a fuoco sul chi siamo e sulla dimensione politica del nostro agire.

Giulia Minoli

Sono molto felice, grande inizio, grande partecipazione.

Il contributo che vogliamo dare è sugli strumenti del mondo della cultura, che ha un grande bisogno anche di conoscere meglio il “nostro” mondo.

Lella – Conclusioni

  1. Quello che “tratteremo” in questo cantiere non sarà nulla che ha a che vedere con la formazione delle operatrici rispetto alla Prevenzione, che affidiamo al cantiere sulla Prevenzione.
  2. Sarà oggetto del mostro confronto la formazione specifica delle operatrici, dei contenuti minimi di competenze, il valore politico, se possiamo diventare ente di formazione, se ne tiriamo fuori delle Linee guida e altri strumenti
  3. Ci dobbiamo dotare di strumenti più comodi per condividere materiali e strumenti
  4. Monitoraggio e controllo dei dati: una riflessione da fare per individuare strumenti digitali che possano essere condivisi
  5. Come enti che gestiscono centri antiviolenza: formazione e strumenti per aumentare le nostre competenze per essere più assertive nei contesti istituzionali, ma anche nei contesti giudiziari
  6. Come facciamo a essere più indipendenti economicamente; raccolta fondi ecc. Ovvero tutto quello che ci rende meno dipendenti dal pubblico e dunque meno fragili.

Credo che possiamo dividere questo grande gruppo almeno in due gruppo

  • Formazione operatrici
  • Formazione dei centri come soggetti

Nuovo appuntamento: mandare un po’ di date sia per nuovi appuntamenti online, sia per nuovi appuntamenti in presenza, anche in maniera itinerante, oltre a definire gli strumenti di condivisione.

Individueremo per ogni Cantiere una o due persone che ne siano referenti.

Teresa Bruno – Artemisia

Aspetto importantissimo rispetto alla formazione all’esterno – ma credo anche nella formazione delle operatrici – è il lavoro con le sopravvissute e i sopravvissuti, parlo anche dei genitori di donne che sono state uccise, bambini/ e che sono stati maltrattati ecc.

La loro presenza – nella formazione con le operatrici ma anche nella formazione della comunità – è importante come persone con cui affiancarci proprio rispetto a questo lavoro di sensibilizzare i servizi rispetto alle storture che spesso vengono fatte, proponendo invece un lavoro diverso.

Loro sono una risorsa che ci insegna tantissimo.

Ma facendo un lavoro insieme, un lavoro preparatorio e di riflessione con loro. Facendone degli / delle esperti /e all’interno di convegni, non sto parlando dell’esperienza, ma dell’elaborazione delle riflessioni fatte rispetto a quello che hanno identificato come esperienza positiva, oppure come esperienza negativa.

Dalila – Assolei

Dovremmo anche riflettere un po’ su tutti questi centri per uomini maltrattanti: come ci rapportiamo con questi enti che stanno spuntando qui e là.